PARENTESI DI LUCE

Dato che è ormai prossima la festa dell’Immacolata mi sembra bello dedicare questo mio scritto mensile alle donne della parrocchia dove sono sacerdote, che come la mamma di Gesù ogni giorno dicono al mondo il mistero dell’amore e del soffrire.

In assoluto il quadro che mi affascina di più è “L’Annunciazione” di Leonardo da Vinci. Un’opera di Leonardo ancora giovane, un’opera che per molto tempo nemmeno è stata considerata sua. Mi affascina per due motivi in particolare. L’angelo è in ginocchio davanti a Maria, il cielo s’inginocchia davanti all’umanità. Sembra quasi che l’angelo, che Dio, si fermi a domandare permesso prima di entrare nellavita di Maria, prima di entrare nel grembo di quella che sarà la sua mamma. È delicato nostro Signore, in ginocchio davanti all’umanità. L’altro particolare è che il braccio di Maria, quello appoggiato sul libro … è sproporzionato! È troppo lungo! I critici d’arte si dividono tra quelli che parlano di un errore di prospettiva di Leonardo e quelli che dicono che l’errore è intenzionale. Mi piacciono le cose belle ma non sono un esperto e mi metto con il secondo gruppo. L’umanità non è perfetta, nessuno di noi lo è. E guarda caso il Signore ci ha scelti e davanti a noi non ha paura di mettersi in ginocchio. Che bello credere in un Dio così!

In queste ultime settimane le incombenze come futuro rappresentante legale dell’asilo mi portano, oltre a girare molto per scartoffie varie, anche a fermarmi molto tempo in asilo. Ci sono i 100 bambini che salutano allegri. Ci sono anche le mamme e le educatrici. Ascoltando, osservando e solo raramente domandando ho scoperto che dietro alla maggioranza di queste ragazze e signore che quotidianamente mi salutano con affetto e sorrisi ci sono storie e realtà di tanta sofferenza e violenza che impressionano, commuovono, mi fanno sentire impotente, mi danno lezione di forza, di amore, di speranza e di luce. C’è la violenza fisica, c’è la violenza psicologica, c’è l’abbandono, c’è la solitudine. A volte, ascoltandole, quasi mi vergogno di essere un maschio. Possibile che ci siano miei simili così volgari, insensibili, codardi? E la risposta è sì e purtroppo sembra che siano molti, troppi. Sabato scorso gita in centro con le educatrici dell’asilo. Furgone pieno di giovani mamme e spose. Un uomo e dieci donne … si tace e si ascolta. Si ascoltano sprazzi di vita reale tra una risata e l’altra. “A mio marito ho dovuto preprare la cena se no non mi avrebbe lasciato”, “Al mio ho dovuto chiedere permesso, sono stufa, non sono una bambina”, “Al mio non ho detto niente, spero che torni a casa dopo di me”, “Il mio sta già iniziando a telefonare domandandomi quando ritorno a casa”, “Al mio ho mentito, non mi avrebbe mai lasciato venire”. Di qualcuna conosco la storia: botte, umiliazioni, sogni infranti, delusione. Di altre la intuisco, non è molto differente. Conoscendo il loro mondo la realtà che affrontano ogni giorno, è bello sentirle ridere, è bello vederle sorridere, è bello ascoltare i discorsi frivoli, le battutine. Una parentesi di luce in una vita che troppo spesso ha troppa nebbia. Le porto in centro, camminano per le piazze, guardano i negozi, vogliono ballare ma i vari locali o sono troppo pieni o sono troppo cari. Sono i giorni della festa della fondazione di Quito. Sembrano come fiorellini, quelli che sbocciano solo per poche ore prima di richiudersi. Conversando con l’ultima a essere accompagnata a casa dico che non è proprio il mio stile portare a passeggio tante ragazze in un colpo solo, mi risponde che per lei la serata è stata una boccata di allegria, una parentesi di speranza. Che diverse sarebbero le cose al contrario, una vita di allegria con qualche parentesi difficile. Faccio silenzio contemplando un’umanità che continua a sorprendere con la sua imperfetta magnificenza.

Michael (il bambino con il cappellino di Babbo Natale) ha ripreso a venire alla Messa. La domenica, alle sei della sera. La nonna sempre lo accompagna. Viene a darci il segno della pace e a fare la comunione. Grazie a tutti quelli che hanno detto una preghiera per lui e per la nonna. Chissà … a volte l’impossibile prende una strada inaspettata.

Primo giorno oggi indossando gli occhiali. Mi fa un po’ strano ma mi ci dovrò abituare.

Un buon cammino di Avvento a tutti.

Hasta pronto

P. Giovanni

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