RIMOZIONI FORZATE

Quito, 23 ottobre 2012

Polvere dalla mattina alla sera. Rimozioni e traslochi alla maniera della rinomata ditta padovana “Maciste”.  Senza troppa delicatezza abbiamo dovuto liberare tutto il materiale che nel corso degli anni era stato sistemato nelle strutture date in uso alla parrocchia. I galpones (così si chiamano le strutture che assomigliano a piccoli capannoni) e il terreno circostante, anticipando la scadenza del comodato, sono stati riconsegnati al Municipio per un importante progetto che prevede la costruzione di una scuola.

 

Rimuovere tavoli, banche, arredi e impianti vari, sembrava un lavoro semplice. Il problema è stato anche trovare nuovi spazi sia per ri-sistemare il materiale che per riprendere la catechesi: dove mettere i 620 ragazzi iscritti al catechismo? Sì, anche nel grezzo di una casa in costruzione…fra cumuli di sabbia, blocchi di cemento e pali di bambù (utlizzati per fare le impalcature). Altri gruppi invece sono ospitati un po’ di qua e un po’ di là.

Ancora non ci sono ruspe e camion nel terreno dove costruiremo il nuovo Centro Pastorale. I ritardi ecuatoriani vincono sulla burocrazia italiana!

Terminata la Messa delle 9.30 nella cappella di Moràn, la sacrestana Laura preoccupata e ansimante, arriva in sacrestia per dirmi: “Padre Saverio c’è un signore chumadito (ubriaco) in fondo alla cappella e io devo chiudere le porte…Che facciamo?” “Non si preoccupi Laura, vado io!”. Chiusa la sacrestia mi dirigo all’uscita della cappella e vedo che il signore era pacifico seduto sul banco anastetizzato dall’alcol. Visto che non sentiva le pacche sulle spalle, mi sono deciso di prendere ‘sto marcantonio di uomo (un’eccezione per le misure ecuatoriane) da dietro le spalle e di trascinarlo fuori con la forza affrontando tutta la discesa della gradinata. Una volta passato il cancello l’ho appoggiato sul muretto sperando che presto gli passasse la sbornia. Purtroppo casi come questi non sono isolati. Sempre nella stessa cappella, uscendo un sabato alle 5 del mattino con il rosario dell’Aurora mi sono trovato con un signore che preso da tanta devozione al Crocifisso e annebbiato dalla notte brava non riusciva a trovare la porta per uscire. Anche quella volta con pazienza e forza ho dovuto accompagnare quell’uomo che si diceva padre di famiglia…ma che di padre e di famiglia non aveva una chiara identità. Davvero la c(C)hiesa diventa rifugio sicuro per chi non sa dove posare il capo! …a meno che da quelle parti non passi il padrecito Saverio!

Altra rimozione ma questa volta a bordo del nostro pick-up Madza. Con Francesco e Virginia, due amici italiani che hanno trascorso un periodo di vacanza sociale, sono andato a visitare la missione del Mato Grosso . Le strade passano in mezzo alle montagne ma non è impossibile percorrerle anche quando ci fosse il fango. Ebbene, ad un certo punto ci siamo trovati di fronte un fuoristrada sprofondato con tutte e 4 le ruote nel fango, con a bordo 4 sprovveduti e avventurosi giovanotti che chiedevano aiuto. La fortuna vuole che una corda in macchina ce l’abbiamo sempre. Legata la corda ai rispettivi ganci e inserite le marce ridotte, lo sfortunato fuoristrada veniva trainato all’asciutto. Beh, un pizzico di avventura in questa terra ci vuole! E questo gesto mi conferma che a  volte ci vuole poco per fare grande una giornata, agli altri… e a se stessi.

Ospiti speciali in casa! Il nostro Direttore, don Valentino è venuto a farci visita con Gabriella e Giuseppe (la sorella e il cognato del compianto padre Luigi Vaccari). Giorni belli e intensi per tutti soprattutto facendo memoria del caro padre Luigi che ha lasciato tracce indelebili nei cuori e nelle opere desiderate e costruite con le sue mani. Mentre nell’altra parrocchia “padovana” di Carcelèn Bajo si concludeva l’esperienza missionaria lasciando la Comunità al clero ecuatoriano nella persona di padre Rubèn.

Gli aerei diretti in Europa sono stati benedetti (ma anche no!) dai calendari che come gruppo missionario dell’Ecuador abbiamo pensato di creare per fissare alle pareti delle case italiane i nostri scatti. La distribuzione avverrà nelle parrocchie d’origine e dove siamo stati come cappellani… Pensiamo che la vendita del calendario sia uno strumento che oltre a presentarci e ad illustrare i paesaggi ecuatoriani, ci aiuti a sostenere le due realtà più significative: il C.A.E (centro appoggio scolastico) e il nuovo Centro Pastorale. Che dire…¡Qué Dios les bendiga!

Un caro e fraterno saluto a tutti e a ciascuno. A risentirci alla prossima!

padre Saverio

 

 

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