MAL DI PIETRA

Quito, 12 agosto 2012

In questo periodo mi sto chiedendo se sto bene o se mi son preso il “mal della pietra”: è quella “malattia” professionale che prende alcuni sacerdoti dediti oltre alla cura d’anime anche alla pastorale “edile”. Non nascondo una certa inclinazione edile ricevuta fin da piccolo nel vedere crescere sull’Altopiano di Asiago case e condomini che in pochi anni hanno coperto quei prati dove si giocava tra l’erba e le piante; si passava quindi a giocare anche in mezzo ai cantieri tra tavole, chiodi, sabbia, bettoniere e varie curiosità di manovalanza infantile. Insomma, stagioni in cui le case crescevano come i funghi e forse anche per questo usate solo stagionalmente (sig!) come fossero sott’olio.

Tra ricordi d’infanzia, passione per il fai da te, ma soprattutto per necessità pastorali, nella mia esperienza missionaria nella periferia di Quito, mi trovo a fare i conti con questo “mal di pietra”. Sono qui da circa dieci anni ed il settore è cresciuto moltissimo per varie cause: l’emigrazione all’interno dell’Ecuador dalla campagna alle città; lo sviluppo delle periferie urbane; una certa crescita socioecomonica tra gli altri fattori, hanno aumentato la popolazione della parrocchia e quindi anche le necessità di strutture ed ambienti. Inoltre le istituzioni pubbliche e del territorio si sono trovate a dover rispondere a necessità che fino a qualche anno fa’ non erano nemmeno tenute presenti. L’educazione, la salute, i servizi sociali… e quindi anche la parrocchia! devono fare i conti con questa crescita e per questa crescita umana e urbanistica. Proprio per questo uno spazio che abbiamo usato in comodato per diversi anni lo dobbiamo restituire perchè si possa costruire una scuola che possa rispondere alla forte domanda educativa che c’é nel territorio. La parrocchia “María, Estrella de la Evangelización”, con questa situazione di “sgombero” forzato e dentro questo movimento di espansione, com’è nello stile del nostro impegno missionario, cerca di dare una risposta ad un territorio ed a una popolazione che abbiamo a cuore. Vogliamo essere un riferimento ed una proposta che possa esprimere la nostra passione per il vangelo e per l’umanità che ci vive accanto. Ecco allora dover affrontare una necessità di avere spazi adeguati alle diverse attività che la parrocchia assume con la sfida di seguire questa crescita nella periferia della capitale dell’Ecuador. Potete pensare al classico centro parrocchiale, ma naturalmente qui in Ecuador e nella nostra parrocchia sarà meno qualificato che non in Italia, ma sempre a servizio della comunità. Ogni anno dobbiamo fare i conti con un aumento progressivo degli iscritti alla catechesi (quest’anno certamente supereremo i 600 iscritti nei 5 anni di cammino catechistico considerando che ogni anno ci sono tra i 50 ed i 100 iscritti in più nei diversi gruppi). Anche il doposcuola che abbiamo assunto nella sua complessità come progetto della caritas parrocchiale ha bisogno di spazi per accompagnare ogni giorno un centinaio di bambini nelle diverse attività di sostegno e formazione. Le attività della caritas, della catechesi, della formazione con i bambini, i giovani, le famiglie…molte cose da pensare, da accompagnare e proporre avendo gli spazi adeguati.

Per il momento è uscito questo nome “Centro Pastorale Sant’Antonio di Padova”: è stato scelto per ricordare la nostra diocesi di Padova, i missionari e certamente un santo che porta con se molta devozione in tutte le parti del mondo.

Prossimamente inizieremo i lavori e vi racconteremo come cresce non solo questa struttura, ma anche la parrocchia intorno a questo centro.

padre Nicola

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