FUOCO e CIELO LIMPIDO

La montagna dall’altra parte della vallata sta bruciando. L’incendio è partito questa mattina e, grazie al clima secco di queste settimane e il forte vento che tutti i pomeriggi soffia dal Nord, ormai quasi come un serpente taglia in due il monte dalle pendici alla cima. Il fumo bianco si alza come una colonna e dietro si intravvedono le fiamme alte. Ultimamente nelle montagne attorno si erano visti vari focolai, ma questo è proprio un incendio.

L’assenza di nubi la mattina permette ai vulcani, di solito nascosti, di farsi vedere. Il Cayambe, l’Antisana e il Cotopaxi, svettano con il ghiaccio che ricopre la cima. Tetti bianchi tra le cime scure delle montagne circostanti. Fuoco e cielo terso sono anche parole che in questo mese ho rivisto in alcune situazioni della vita in parrocchia. Il fuoco è quello degli animatori del “Campamento”. Ci provano, non c’è che dire. Fanno i salti mortali per essere puntuali nonostante il lavoro, gli esami universitari, le bizze degli autisti delle corriere. A volte saltano il pranzo, a volte nemmeno passano a casa per lasciare lo zaino. Adesso che è terminato il Grest dove erano animatori, per loro è venuto ancora una volta il momento di ritornare ad essere animati, ieri è iniziato il “Campamento” per gli adolescenti e i giovani. Mentre scrivo stanno correndo su e giù per la parrocchia giocando ad una grande caccia al tesoro (un pacchetto di lecca-lecca). Qui non è facile fare bene le cose, tanti sono gli imprevisti grandi e piccoli che si presentano davanti più che quotidianamente. È bello vedere quando qualcuno ci prova, no perché bisogna o perche altrimenti il “padrecito” italiano si arrabbia, ma perché anche lui ci tiene. Fuocherelli piccoli se si vuole, che però scaldano la vita e soprattutto il futuro di questa parrocchia.

 

Cielo limpido. Due donne e i loro bambini. La storia ha sempre la stessa terribile monotonia: violenza, abusi, alcolismo, abbandono. Queste due donne però si sono stancate … anche se in maniera diversa. La prima arriva accompagnata, quasi a forza dalla figlia adolescente che non ne può più. Parliamo un poco, ascolto. Chiamiamo dalla canonica il “Centro de Equidad y Justicia”, un ufficio del Municipio per tutelare gratuitamente i diritti dei più deboli soprattutto delle donne; fissiamo una data. La signora sembra essere d’accordo, è stanca di prenderle, vuole denunciare il fratello del marito che abusa di lei (il marito da tempo non c’è). Doveva andare dall’assistente sociale che l’avrebbe aiutata in tutto e per tutto. Non è andata. Senza avvisare, senza chiedere un nuovo appuntamento … sparita. Chissà. Al telefono non risponde nessuno e la casa dove aveva detto che abitava … trovarla! Chissà. Dopo due settimane viene in canonica un’altra ragazza. 21 anni, due bambini. Il secondo di nove mesi non è ancora stato registrato perché il “papà” non vuole riconoscerlo. Lei ha bisogno di lavorare ma finché il bambino non sarà registrato all’anagrafe nessun asilo lo accoglierà. Anche questa volta chiamo il “Centro”, però dopo la faccio salire in furgone e la accompagno fin dentro l’ufficio dell’assistente sociale. Esce con gli occhi lustri. Entro per ringraziare l’assistente sociale. Anche lei è contenta perché la ragazza ha deciso di riprendersi in mano e ricominciare. Molte volte, confida, sono le nuvole della paura a vincere. Questa volta no.

A metà agosto, con padre Saverio, andiamo a fare una settimana di Esercizi Spirituali. A Manta, una città della costa. Tra le varie cose gli ultimi li ho vissuti nel febbraio 2010. C’è la necessità di un tempo di preghiera e di ascolto più profondo. Fuoco e cielo limpido anche per me.

Hasta luego

P. Giovanni

 

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