ESCURSIONE IN MINIGONNA

Il “Feriado de Carnaval”, domenica, lunedì e martedì prima della Ceneri, è un lungo ponte durante il quale chi vive lontano dai suoi cari ne approfitta per raggiungerli e stare un po’ insieme con loro. Sono giorni di traffico caotico, di esodo. I pullman pieni, le strade intasate, secchiate di acqua che bambini e adulti si lanciano. “Fare Carnevale” significa giocare a gavettoni. Non importa se fa freddo o caldo, non importa se sei un amico o un parente o un perfetto sconosciuto, non importa se sei in macchina o a piedi, e tantomeno importa se il finestrino è abbassato o chiuso. Ogni incrocio, ogni balcone può trasformarsi in un’improvvisa cascata… e non sai nemmeno con chi prendertela, ti toccherebbe “mandare al caldo” tutto il paese.

A proposito di cascata con i giovani della parrocchia, la domenica del “feriado” abbiamo fatto una piccola scampagnata… non tutti hanno la possibilità di viaggiare, non tutti hanno piacere di stare in casa con i genitori, non tutti hanno i genitori. Due ore di corriera, di cui una di sterrato, un’oretta e mezza di escursione, non difficile ma comunque… escursione. Alle 7 davanti alla Chiesa, in cerchio per fare la preghiera. Io scarponi e calzini grossi, zaino in spalla, nello zaino maglietta di ricambio e poncho impermeabile che non si sa mai e carta igienica che… non si sa mai. Salutando mi accorgo di tre ragazze in minigonna, un’altra con gli stivali, non quelli per andare nei campi, altri con le scarpette di tela. Pochi gli zaini, alcune borsette. “Andremo in spiaggia” penso io, “Voglio proprio vedere quando sarà ora di camminare… ci toccherà portarle in braccio” e mi preparo a un calvario più che un’escursione. Scesi dal bus iniziamo a camminare, fango, fango, fango. Questa è una stagione in cui piove quasi ogni giorno, e soprattutto all’ombra degli alberi il terreno è molle e scivoloso. I miei scarponi affondano quasi alla caviglia, anche gli stivali con il tacco della ragazza e le scarpette di tela dei ragazzi. Nessuno brontola. Si cammina, si ride, si scherza, si ascolta. Dove la cascata finisce il suo salto di 50 metri, c’è uno spiazzo e una piccola laguna. Il rumore dell’acqua si fa sentire, l’acqua solo a vederla ti dice che è fredda… e tanto! Scarpette di tela, stivali e minigonne si lanciano correndo, dopo due secondi ritornano a riva rabbrividendo ma è solo per prendere la rincorsa e tentare di avvicinarsi il più possibile agli spruzzi d’acqua. Sotto la potenza e la forza dell’acqua è bello vedere la semplicità e la gioia sincera di questi ragazzi, che tentano di attraversare la laguna, che fradici escono dall’acqua e si rendono conto che forse sarebbe stato meglio portarsi un paio di scarpe di ricambio… o almeno i calzini. Capelli bagnati, i vestiti di più, c’è da ritornare, il pranzo, i giochi, la messa insieme. Non un lamento e nemmeno un “Uffa!”, non un “Quanto manca?” e nemmeno un “Era meglio se restavo a casa”. Salendo in corriera le scarpe di Edoardo si fermano nel cestino della spazzatura, sono rotte. Piedi nudi e calzini bagnati si ritorna a casa.

Ai giovani, come animatori, durante la Quaresima abbiamo fatto la proposta di pregare ogni sera l’uno per l’altro in modo che il cammino di ciascuno verso la Pasqua sia accompagnato dalla forza della preghiera di altri 50. Abbiamo fatto loro anche la proposta di digiunare una sera la settimana, il corrispettivo della cena lo daremo alla Caritas della Parrocchia, per dare un piccolo aiuto a chi tra i poveri lo è di più. La preghiera e l’aiuto reciproco accompagnino anche la Quaresima di ciascuno di voi.

“Ya se avecina el día, el día tuyo, volverá a florecer el universo; compartamos su gozo los que fuimos devueltos por tu mano a tus senderos.” (Liturgia de las Horas)

Nos vemos.

P. Giovanni

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