AUGURI di FELICE ANNIVERSARIO MAMMA e PAPA’!

Quito, 29 febbraio 2012

 

Oggi i miei genitori festeggiano 52 di matrimonio; 52 anni di vita intrisa di gioie, dolori e soprattutto di Fede. A volte penso che la mia relazione con Dio me l’abbiano insegnata loro tutte le volte che si pregava come famiglia prima dei pasti o prima di andare a letto. Mamma poi, mi ha passato la passione per l’A.C. e di conseguenza per la parrocchia; non è riuscita trasmettermi la partecipazione per la politica, però la parola giustizia sì. Papà, da buono contadino, mi ha passato la passione nel lavoro e quando le intemperie si facevano vive, mi ricordo che correva sotto la pioggia a mettere nei campi una croce che si benediceva in maggio con la speranza che tutto finisse senza rovinare il futuro raccolto. Credo che noi cinque figli abbiamo tutti attinto dalla sorgente di Fede dei nostri genitori, per poi continuare con un personale cammino all’interno della Chiesa.

Pensando ai 52 anni di matrimonio dei miei mi chiedo se questo modello oggi è ancora possibile, soprattutto mi chiedo se una persona senza questi riferimenti famigliari di “iniziazione” alla fede, possa crescere credendo nella vita, nella felicità, nello star bene. Se mi guardo attorno

qui in Ecuador, scopro che ci sono famiglie giovani Italiane che appartengono a ONG come l’“Operazione Mato Grosso” che continuano a radicare la loro vita di coppia e di famiglia nella Fede. Conversando con alcune di loro che vivono qui, mi accorgo della grande generosità Evangelica che stanno trasmettendo ai figli e che testimoniano alle famiglie dell’Ecuador.

Se però mi metto osservare da vicino la realtà della mia parrocchia “Maria Estrella de la Evangelizaciòn”, percepisco che la parola “abbandono” può essere il termine che descrive correttamente molte realtà che le persone hanno vissuto o stanno vivendo a livello famigliare.

Abbandono, perché i genitori decidono di immigrare per cercare un’entrata economica sicura e migliore, lasciando i figli in custodia ai nonni, e se trovano un lavoro qui in Quito, sono costretti a star fuori di casa a volte per più di dodici ore al giorno lasciando i figli a casa da soli.

Abbandono poiché alcune ragazzine di 14-15 anni quando sanno di aspettare un figlio vengono abbandonate dal fidanzato e nella solitudine cominciano a crescere un figlio. Alcune volte queste mamme, quando si avvicinano ai 20-22, anni iniziano a “ri-vivere” la loro giovinezza frequentando locali ricreativi lasciando i bambini a casa da soli per 1 o 2 giorni consecutivi.

Ci sono alcune mogli che dopo anni di sofferenza, decidono di abbandonare un marito che, a causa dell’alcool, è diventato troppo violento.

Ci sono bambini e adolescenti, che per scappare dai diversi tipi di violenza che ricevono tutti i giorni, scappano e abbandonano la loro casa.

Alcuni genitori anziani poi, sono abbandonati e buttati fuori dalla loro casa dai loro figli.

Di fronte a questo stile di famiglia basato (a mio parere) un po’ sull’abbandono mi chiedo se a queste persone che soffrono si possa dare un presente e un futuro differente. A  volte ci sono adulti che non vogliono cambiare, non accettano di dare una svolta alla loro vita pregiudicando così il bene per se stessi e per i loro cari.

Allora, che cosa si può fare di fronte  a queste realtà famigliari? Secondo me quando una famiglia mette al centro del suo vivere la Fede, trasforma il Vangelo in azioni quotidiane e se i figli non porteranno avanti le scelte dei genitori, avranno sempre una “radice” che li sosterrà nelle scelte future. Per le famiglie che qui si possono trovare in difficoltà, possiamo solo generare azioni di bene che siano in grado di permettere un cambio, e quando un adulto si rifiuta di  accettare questo bene, non dobbiamo mollare, ma iniziare azioni che accompagnino i più piccoli, a scoprire un po’ alla volta, la forza dell’amore gratuito di Dio.

Ci sono bambini che non potranno mai vivere e comprendere pienamente il significato della famiglia, ma noi come parrocchia possiamo essere, tramite le nostre azioni, quello strumento di bene che porta a un cambio che accompagni la persona a credere nella famiglia come generatrice di Fede e di bene.

Proprio in questi giorni David, un fantastico bambino di 6 anni (abbandonato dalla mamma un po’ di tempo fa), mi ha detto: “Lorenza, mia nonna mi ha detto che oggi non devo fermarmi al C.A.E., ma andare dritto alla casa ed io non voglio perché qui con voi sto bene”. David è un riassunto concreto dei pensieri che mi hanno accompagnato in questo mese di febbraio, sulla famiglia.

Buona vita in famiglia e …

… Auguri mamma e papà, grazie per la testimonianza di Fede che ci avete dato in questi 52 anni e che noi possiamo trasmettere e far vivere ad altre persone.

Lorenza

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