QUANTO MISURA…?

Quito, 23 febbraio 2012

Un sabato sera terminata la Messa nella cappella di San Carlos, una bambina di circa 10 anni si avvicinò e con occhi curiosi mi chiese: “Padre, posso farle una domanda?”, “Sì, certo” le risposi con il timore di chi sfoglia le poche balbettanti del nuovo vocabolario spagnolo. “Quanto misura la sua altezza?”. Le risposi senza difficoltà e mi sono detto “Che fortunato!” perché non ha chiesto quanto peso… L’avrei impressionata ulteriormente!

Una scena che mi accompagna in questo inizio così fragile e carico di novità. “Quanto misura…?” Sì, mi sento osservato dai bambini che notano i diradati capelli di cui alcuni bianchi, che mi accarezzano la barba talvolta incolta, che guardano sbalorditi le mie scarpe simili al loro zainetto, che si attaccano alle lunghe braccia trasformandosi in una giostra. Come pure mi sento osservato dai più grandi che mi puntano i loro sguardi, dai lineamenti scuri, per capire chi sono, come sono e cosa sarò …

Altrettanto io faccio un’operazione simile alla loro: guardo, osservo, misuro. Come mi vedo? Mi vedo come un uomo con una mano vuota e l’altra che impugna una piccola clessidra.

 

Durante le lunghe ore in aereo leggevo in due diversi libri l’espressione citata dairispettivi autori. Un parabola della mistica sufi descrive la vita come una clessidra che si svuota inesorabilmente ma con gioia, della propria sabbia. La gioia della clessidra nasce da una certezza: sa che una mano all’improvviso, la capovolgerà.

Ma guarda un po’! Mera coincidenza o santa Provvidenza? Io finora non ho fatto che misurare tutto quello che ho visto e sperimentato. Misurare nel senso di accorgermi, stupirmi, prendere in considerazione… per riempire l’ampolla della clessidra. Misuro i giorni dalla mia partenza dall’Italia. Misuro le pagine di grammatica spagnola sfogliate finora. Misuro la mia incapacità comunicativa. Misuro la dedizione, il lavoro, la pazienza, i sogni e le fatiche dei miei compagni missionari… Misuro l’enorme quantità di bambini presenti ovunque. Misuro la bontà e la capacità di accoglienza di questo popolo. Misuro la bellezza selvaggia delle foreste abitata dalle miti comunità indigene. Misuro quante coperte occorrono per affrontare le fresche notti della Sierra. Misuro le buche, la polvere, la vita di periferia. Misuro il rumoroso passaggio di aerei, bus e camion. Misuro i branchi affamati di cani randagi attorno alla spazzatura. Misuro la (poca) gente che partecipa vita della Comunità (celebrazioni, ecc…). Misuro l’erogazione di acqua dal fonte battesimale per le abbondantissime e piovose benedizioni. Misuro i numerosi e festanti abbracci dei bimbi. Misuro la recente connessione ad internet che (ovviamente!) non corrisponde al contratto. Misuro le Messe che ho presieduto condite dalle mie prime riflessioni e il conferimento del battesimo a 5 bambini (che successo!). Misuro la mia buona salute.

…misuro…

Ogni momento vissuto è una manciata di quei granelli che riempiono la clessidra di cui lei stessa gode in sacro silenzio il movimento che la fa esistere.

“Quanto misura, padre…?” Una semplice domanda interpretata alla luce di un’esperienza che lentamente sta travasando dentro e fuori di me, da un continente all’altro, ricchezze e povertà.

A te che ci pensi con simpatia, magari regalandoci una preghierina, auguro per la Quaresima che sta per iniziare un fruttuoso cammino di conversione. Per dirla con altre parole: lasciamoci prendere e rovesciare dall’abbondante mano di Dio!

don Saverio

Clicca il link e guarda il video “Meravigliosa Creatura”  http://youtu.be/5pezEK-7FTU

 
Il primo battesimo celebrato da don Saverio
 
 
 
  
Il bimbo più piccolo (Richard) è uno dei 5 battezzati.
 
 
Don Nicola e don Saverio ai piedi de “El Cristo de la Concordia” di Cochabamba (Bolivia)

 
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