ECUADOR: UN PAESE DI COLORI

Nei giorni scorsi sono stati tra di noi due seminaristi di Padova, a loro la parola: 

 

Pensando all’Ecuador la prima immagine è quella delle stoffe, degli oggetti, dei vestiti, della musica e dell’allegria che si respira. Arrivati a Quito, con il passare dei giorni, l’esperienza che stiamo vivendo si è piano piano arricchita con i colori che ogni giorno si sono impressi nei nostri occhi e nel nostro cuore.

 Il rosso del tetto della chiesa di “Maria Estrella de la Evangelización” 

Arrivando alla parrocchia, la prima cosa che si nota dalla strada che scende è il “techo rojo” ovvero il tetto rosso della chiesa parrocchiale. Come la chiesa si distingue tra il grigiore delle costruzioni del quartiere, così noi abbiamo interpretato la vita dei nostri padri missionari come presenza che si distingue all’interno del “barrio”: il loro amore per la gente e per quelli che, come noi, arrivano qua per vivere un’esperienza missionaria si fa sentire subito.

Ci ha colpito il loro prendersi cura delle problematiche quotidiane che si presentano, delle persone che frequentano la parrocchia o semplicemente suonano il campanello per qualche necessità.

E’ il rosso dell’amore di Dio che accompagna tutti lungo il proprio cammino mettendo al fianco persone che condividono in semplicità questo percorso e quest’amore.

 Grigio del barrio 

 Abbiamo avuto l’occasione di vedere il territorio della parrocchia e girandola ci ha colpito il grigio delle case che ha richiamato in noi il grigiore della povertà e di una vita difficile; ciò ci ha fatto sentire piccoli e impotenti davanti a una realtà così vasta e diffusa.

E’ il grigiore dell’abitudine, del pensare che non sia possibile uscire da questa situazione e accettarla come un dato di fatto, spegnendo quasi la speranza. Vedendo ciò, inizialmente, abbiamo corso il rischio di vedere spegnersi anche in noi la speranza. Entrando però in contatto con queste persone e con queste realtà ci siamo resi conto che l’uomo è più grande della condizione che vive e ciò ci ha aperto nuovi orizzonti facendoci capire che la speranza è sempre viva se l’uomo fa riferimento a Dio.

Verde dell’amazzonia e il blu del cielo stellato 

Facendo un viaggio all’interno dell’Amazzonia abbiamo avuto la possibilità di vedere dall’alto la foresta che si perdeva all’orizzonte. Pensare che questo mare verde si estendesse davanti a noi per circa 4500 km ci ha richiamato la grandezza di Dio, il dono della creazione e ci ha fatto pensare a come spesso nel nostro mondo questa non sia rispettata. Fermarsi, contemplare e ringraziare Dio sono stati gli atteggiamenti che ci hanno accompagnato.

E’ stato per noi il verde della nostra speranza e abbiamo vissuto la certezza che Dio guarda agli indigeni con uno sguardo d’amore che loro colgono e vivono nella condivisione e nel dono reciproco donando ciò che possono pur vivendo nell’essenzialità.

 Viola della chiesa di Puerto Morona 

Questi colori forti e vivaci che colpiscono nel verde quasi monotono dell’Amazzonia rappresentano per noi la presenza dei missionari tra le persone più lontane dal messaggio evangelico. Come il viola non appartiene alla foresta amazzonica così, i padri missionari non appartengono alla gente di quei villaggi.

Abbiamo avuto l’occasione di incontrare il vescovo Pietro Gabrielli che da cinquanta anni circa è una presenza costante, allegra ed entusiasta all’interno dei villaggi più sperduti facendosi prossimo di ogni persona. E’ stato un incontro provocante perché ha suscitato in noi una riflessione sulla passione con cui siamo chiamati a vivere il messaggio evangelico, passione che dovrebbe essere capace di sradicarci dalle nostre sicurezze facendoci dimenticare della nostra vita per essere una presenza concreta del Signore che si fa compagno di viaggio di ciascuno, soprattutto degli ultimi.

Contrasto dei colori di Otavalo  

Girando per il mercato della cittadina di Otavalo, in più occasioni ci ha colpito la vivacità dei colori e il loro contrasto sulle bancarelle. E’ il contrasto che si nota tra chi sta bene e chi vive invece con un’economia di sussistenza ovvero senza il superfluo. I colori forti e vivaci che abbiamo visto ai mercati, sulle pareti delle chiese o nei locali parrocchiali ci richiamano la voglia delle persone di uscire dal grigiore della vita, dal grigiore del barrio, la voglia di sognare. Sono colori che trasmettono allegria! E’ il contrasto che ci ha colpito tra la vita grigia della maggioranza delle persone e il senso di accoglienza, i sorrisi, i volti solari, gli abbracci che abbiamo ricevuto. Questi sorrisi, quest’accoglienza per noi sono stati i sorrisi di Dio, l’accoglienza di Lui verso di noi.

Bianco del Cotopaxi 

Il Cotopaxi è un vulcano che si erge all’orizzonte di Quito. E’ una presenza importante qui a Quito perché quando si vede, domina la città. Non sempre però si può vedere la sua bellezza e la sua cima innevata perché coperto dalle nuvole. Ma lui c’è! E’ come il Signore: tante volte non siamo capaci di vederlo perché alcune situazioni della vita ci portano a far fatica a scorgerlo, ma forse, come uomini, siamo chiamati ad avvertire la sua presenza anche nelle situazioni più difficili, quando pensiamo che si nasconda alla nostra vita. Lui comunque c’è!

Giallo e verde della canonica 

Entrando nella canonica si viene immediatamente avvolti dai colori caldi delle pareti che danno l’idea dell’accoglienza e della famiglia. E’ il giallo e il verde. E’ quello che abbiamo vissuto nel condividere questi pochi giorni con i missionari padre Giovanni, padre Saverio e Luigina missionaria laica. Ci siamo sentiti subito come a casa e accolti. Ci è stata data anche l’occasione di incontrare persone che in un modo o nell’altro sono rimaste affascinati dall’Ecuador e hanno speso la loro vita per cercare di migliorare la condizione umana di questo popolo. Per noi è stato bello e significativo condividere la vita quotidiana avendo la possibilità di seguirli nelle loro attività pastorali. Importanti sono stati anche i momenti di preghiera condivisi nella lingua locale e con le persone della parrocchia perché questo è ciò che più di altro ci ha fatto sentire fratelli nella fede rompendo ogni schema e confine.

Blu del fuoristrada 

Il blu è il colore del cielo, della libertà e, per scendere alle cose più concrete, del pick up con cui abbiamo girato per le strade dell’Ecuador. Spesso qui capita di essere fermati da persone che chiedono un passaggio e che prontamente salgono sul cassone posteriore. Allo stesso tempo mentre loro vivono la libertà nel sapere che qualcuno li accoglierà, chi è alla guida ha il cuore libero per accogliere persone sconosciute.

Anche noi abbiamo voluto provare questo senso di libertà percorrendo qualche chilometro sul cassone. Con il corpo abbiamo vissuto questo senso di libertà che interiorizzandolo ci ha fatto vedendo che chi non ha niente o ha poco in realtà è libero di dare tutto e di accogliere.

Questo insieme di colori ha dato vita all’esperienza che abbiamo vissuto. I visi e gli sguardi che ci hanno colpito sono stati accompagnati da alcune riflessioni sul valore della diversità, sul significato del progresso umano e sulla vera felicità.

Che cosa significa la diversità di culture? Siamo noi che abbiamo portato qualcosa a loro o loro che invece hanno insegnato qualcosa a noi? Forse entrambe le cose. Forse con l’umiltà si riesce a dialogare meglio, si riesce a scoprire che alla fine per essere felici l’essenziale basta.

Cos’è il progresso umano? E’ una ricchezza che ci rende capaci di accumulare cose togliendoci la felicità perché non ne abbiamo altre, oppure è rendersi conto, vedendo in una bancarella una signora che aspetta i clienti pregando, che la felicità ce l’abbiamo a portata di mano e che basta coglierla? E la felicità che cos’è? Dov’è? Forse cercando un po’ di più Dio troveremmo una risposta anche a questa domanda … qui in Ecuador la gente per strada sorride mostrandoci i colori della gioia e della fraternità … chissà che cosa significa!

I seminaristi di quinto anno

Andrea e Michele

 

 

 

 

Questa voce è stata pubblicata in Senza categoria. Contrassegna il permalink.

Una risposta a ECUADOR: UN PAESE DI COLORI

  1. Jacqueline scrive:

    Palabras muy sentidas de lo profundo del corazon, precioso comentario, que Dios los bendiga y que siga sembrando en su corazon sentimientos tan nobles y esa sensibilidad unica que Dios concede solo a personas escogidas, que Dios los bendiga y los traiga de nuevo a Ecuador para quedarse a realizar misión en esta tierra que tanto los necesita.
    Bendiciones

Lascia un Commento

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*

È possibile utilizzare questi tag ed attributi XHTML: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <strike> <strong>