CHIESA – AMBULATORIO

Questa mattina siamo andati a trovare Padre Angelito. La sua parrocchia si chiama Santa Cruz de la Esperanza, un pugno di case racchiuse tra un grande centro commerciale e lo stadio di calcio. Erano mesi che Padre Angelito non partecipava agli incontri del Decanato (il nostro vicariato). Padre Angelito in febbraio ha compiuto novanta anni, è il parroco, vive da solo, una signora gli prepara da mangiare e si preoccupa che prenda le medicine. Padre Angelito ha il diabete; una ferita a un piede lo ha costretto a un calvario tra centri medici e dottori. La ferita non si rimarginava. Un primo intervento di chirurgia plastica. L’operazione non è riuscita bene, un secondo intervento, antibiotici, creme … e la parrocchia da mandare avanti. È bello sentirlo parlare di come la gente lo ha aiutato e lo aiuta accompagnandolo su e giù per le scale dalla casa alla chiesa. Un dottore gli ha detto che deve camminare per lo meno mezz’ora al giorno, un altro gli ha detto che per colpa delle ferite non deve muoversi. “Ed io faccio una passeggiatina di quindici minuti così si arrabbiano entrambi, però solo un pochino” dice sorridendo con gli occhietti furbi. Ha voglia di parlare e racconta di come a settantacinque anni gli sia stato chiesto di essere il primo parroco di quella che prima era una cappellina di una zona malfamata. Racconta di come gli spacciatori nascondessero la droga tra le fessure del tetto della chiesa, di come i parrocchiani litigassero tra di loro durante i primi anni, di come sia riuscito a rifare il pavimento della chiesa con una donazione scritta nel testamento di sua sorella. Ascoltiamo, ha voglia di raccontarsi. Uno degli altri sacerdoti ha portato un dolce, la candelina a forma di punto di domanda. “Però padre Angelito, lei non può mangiare il dolce”, si ricorda il sacerdote arrossendo un poco mentre taglia le prime fette. “Taglia, taglia … piccolina però”, risponde sorridendo con gli occhietti furbi.

Prima di Pasqua per un pomeriggio la chiesa della parrocchia si è trasformata in un grande ambulatorio. I genitori del Collegio Einstein (uno tra i migliori e più cari di Quito) prima di Natale avevano accompagnato i figli a fare gli auguri al gruppo di anziani della nostra parrocchia. Parlando del più e del meno era venuto fuori che più di qualcuno aveva la sua clinica privata. “E perché non venite a visitare i bambini del CAE?”. Detto fatto. Due macchinoni tipo film americani, lettini improvvisati con i tavolini della catechesi, bilancia, stetoscopi, bottiglie di integratori, sciroppi per uccidere i parassiti nella pancia, medicine. Quattro dottori, due infermiere. Il fondo della chiesa s’improvvisa centro medico. I bambini intimoriti con la paura di dover subire una iniezione. I dottori affabili nel tentativo a volte riuscito a volte no di metterli a proprio agio. In quattro ore sono riusciti a visitare tutti i bambini del CAE, preparando una cartellina medica per tutti. I problemi sono quelli che anche un profano riesce a cogliere: malnutrizione e poca igiene. Si scoprono anche casi più gravi con problemi cardiaci per due piccoletti. I dottori si offrono per esami più approfonditi nelle loro cliniche super accessoriate. Non pagheremo un centesimo … “Per noi è una gioia” ci risponde la responsabile.

Primi mesi come parroco a “María Estrella de la Evangelización”. Alla gioia di vivere la settimana Santa accompagnando tutta la comunità a celebrare la resurrezione di Cristo con la celebrazione dei sacramenti dell’iniziazione cristiana per nove tra giovani e adulti si unisce la fatica a voler bene a tutte le scartoffie che la burocrazia statale richiede. Il processo iniziato in questi anni per regolarizzare proprietà, comodati e contratti adesso domanda di fare gli ultimi passi … pieni di numeri e di paroline scritte in piccolo. Forse mi toccherà fare un salto dall’oculista. Nuovo parroco e anche la nomina del nuovo papa. La gente ha accolto con sorpresa e molta gioia la elezione di papa Francesco. Il presidente della Repubblica è andato alla Messa di inizio pontificato in Piazza San Pietro e i giornali hanno mostrato qualche lacrima quando si è avvicinato per stringere la mano al papa. Già lo ha invitato in Ecuador, lo aspettiamo. Vi ringrazio per i molti auguri di Pasqua che mi avete inviato, un po’ in ritardo però grazie di cuore per l’affetto e il ricordo.

¡Hasta pronto!

P. Giovanni

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Una risposta a CHIESA – AMBULATORIO

  1. Ceci scrive:

    Feliz Pascua y así es el trajín en nuestra parroquia p. Giovanni, pero tenga seguro que la gente le apoya en todo lo que puede por lo menos los que estamos mas cerca de ustedes, allí estaremos…. y feliz primer mes de párroco..

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