I COLORI DELL’ ECUADOR

Stefano e Giuseppina

Sembrava ieri 30 dicembre, il nostro arrivo, occhiali da sole, crema protettiva, maniche corte, rose, gerani, calle, il melo con i frutti e ibisco enormi fioriti ai 2600 m. di altezza dell’Ecuador, qui è inverno.

Un desiderio e un sogno: stare un po’ con Giovanni, Saverio e Luigina, condividere la loro nuova vita e visitare le spedizioni dell’Operazione Mato Grosso dove lavorano alcuni nostri amici. Ritorniamo dopo aver realizzato i due obiettivi.

Dimentichiamo il caos frenetico di Quito e Guayaquil che con gli oltre due milioni di abitanti non hanno nulla da invidiare alle nostre metropoli.

Ci accompagnerà in Italia il colore verde della SIERRA 3600-4200 m. Freddo, vento e umidità, si nota la povertà e la crudezza dell’ambiente, non c’e nessun tipo di riscaldamento nelle case. Le donne fanno gli stessi lavori degli uomini, i vari villaggi sono collegati da strade sterrate percorribili solo con fuoristrada oppure a dorso di cavallo, per trasportare i loro prodotti usano il lama o la schiena. Per andare a scuola i bambini devono percorrere molta strada a piedi con gli stivali di gomma per risparmiare le scarpe, i più piccoli hanno le guance screpolate dal sole, dal vento e dal freddo.

Il colore tra il grigio e il giallino del PARAMO sopra i 4400 m. dove vivono solo le vigogne e che si trasforma in pietraia brulla avvicinandoci ai 4800 m.

Il colore verde intenso del CAMPO sotto i 1600 m. foresta clima umido, freddo di notte, piove sei mesi l’anno. Anche in questa zona solo strade sterrate che diventano fiumi di fango quando piove, a nessuno interessa asfaltarle (data la povertà della zona) per rendere meno disagevole il collegamento tra le varie comunità che distano 3-4 ore dalla città più vicina. Non c’e possibilità di lavoro, quindi gli uomini lasciano la famiglia per rientrare raramente o addirittura non farsi più vedere.

Nella COSTA invece il colore che la fa da padrone (a parte le piantagioni di banane, cacao e risaie) è il marrone del fango, caldo umido e afoso baracche di legno su palafitte precarie e acque stagnanti, alternate da qualche casa in muratura di colore azzurro. Solo le vie principali sono asfaltate, qui sono concentrati i negozi e le varie botteghe. Non ti devi meravigliare se le persone, prima di entrare in casa, passano proprio sulle pozzanghere per lavarsi i piedi. Zanzare, insetti vari e caldo afoso tropicale.

A due ore di bus dal centro di Quito, dove abbiamo vissuto (2600-2800 m) ci sembra di essere in primavera, la gente si meraviglia di vederci in maniche corte perché è inverno, ma siamo sull’equatore. Qui predomina il grigio delle strade “adochinate” (al posto dell’asfalto ci sono dei mattoncini) e delle abitazioni senza intonaco, una o due stanze al piano terra, però con le colonne portanti che sporgono dal solaio perche c’è sempre la speranza di poter aggiungere un altro piano.

Ricordiamo l’interminabile viaggio (400 km in otto ore) per andare a Duràn, nella nuova missione padovana di d. Mauro, d. Gianpaolo e d. Daniele.

Le bancarelle multicolore di Otavalo e Mariscal, dove la venditrice ti propone un prezzo altissimo per il souvenir per poi iniziare la divertente e rituale trattativa e abbassare il prezzo di oltre la metà.

I ragazzi delle scuole professionali ci presentavano i mobili massicci da loro scolpiti a mano.

L’emozione di salire sul Chimborazo e stare sul punto più alto del mondo partendo dal centro della terra.

I piccoli orfani della “casa dei niños di Zumbahua che dopo averli conosciuti e giocato con loro per mezz’ora si sono piantati davanti alla porta per impedirci di uscire, ci ha stretto il cuore percepire il grande bisogno di carezze e sorrisi che desideravano.

Infine la coppia di anziani che alla Messa di saluto a d. Nicola arriva due ore prima, resta fuori al sole finché non inizia la cerimonia.

Vorremmo soffermarci sull’affetto che hanno dimostrato verso d. Nicola nell’interminabile festa di saluto, con canzoni, discorsi, scenette e balli personalizzati da tutti i gruppi della parrocchia.

Abbiamo notato che nelle persone è ancora vivo il ricordo di don Francesco il fondatore della parrocchia, quindi è gente che non dimentica il lavoro dei nostri missionari padovani.

Stefano e Giuseppina

Questa voce è stata pubblicata in Senza categoria. Contrassegna il permalink.

Una risposta a I COLORI DELL’ ECUADOR

  1. Ceci scrive:

    Inolvidable esa foto y lo afinados que cantan… saludos Stefano e Giuseppina y un gusto haberlos tenído por acá, los esperamos pronto..

Lascia un Commento

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*

È possibile utilizzare questi tag ed attributi XHTML: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <strike> <strong>