POVERI STRUMENTI DI GLORIA

Nel giorno “del domingo de ramos” (domenica delle palme) centinaia e centinaia di fedeli hanno confluito alle varie celebrazioni. Dai bambini agli anziani, tutti erano adornati come meglio potevano con fascine di rosmarino o di fiori o di foglie di bambú per osannare a Gesú nel giorno della sua entrata a Gerusalemme. C’è sempre qualcosa di pittoresco che accompagna quelle celebrazioni che hanno dei segni evidenti come nel giorno delle Ceneri o anche a Natale quando si assiste ad un traffico di statuette del bambino Gesú. Quando c’è qualcosa di visibile e concreto veramente si muove il mondo! Anche se celebrassimo Messe ad ogni ora avremmo chiesa e cappelle strapiene. Ora ci stiamo preparando alla nuova ondata del Venerdí Santo che di sicuro sará da bollino nero.

Domenica mattina abbiamo preferito celebrare la Messa nel piazzale della chiesa. Nientedi diverso da quello che sará successo al tempo di Gesú. Ci sono i cattolici che si radunano in attesa della processione e nell’angolo apposto crocicchi di predicatori di altre religione pronti per partire in missione. C’è chi prega e chi rimane indifferente. C’è chi canta e chi grida per vendere i sui rametti di rosmarino e di fiori. C’è chi cammina in processione e chi con il suo banchetto vende gelati, dolciumi e quant’altro. C’è chi ascolta con devozione la liturgia e chi risponde al cellulare urlando perché non ci sente bene. Qualcuno direbbe “tutto il mondo è paese…!”

E cosí inizia la grande settimana dei cattolici. Giorni di ancorate tradizioni cattoliche fino a celebrare sulla tavola la famosa fanesca, una minestra preparata con 12 tipi di cereali e legumi, uova e baccalá…che poi ti obbliga a fare digiuno ed astinenza per 3 giorni. In ogni angolo della cittá si vende questa tipicitá, come dire “Non c’è settimana santa se non si mangia la fanesca”.

E intanto il Messia passa, vede e ascolta tutto quello per noi significa Pasqua. Ma è la sua Pasqua?! E la nostra, come la stiamo preparando? In altre parole, quale passaggio o cambio desideriamo fare?

Ancora una volta contemplo quelle folle di fedeli che nelle forme piú diverse e pittoresche cercando qualcosa o Qualcuno, unendo le proprie credenze religiose per togliere quel pesante macigno che si chiama alcolismo, dipendenza, maschilismo precarietá, abbandono, violenza, non-senso o detto con una parola, povertá.

Mi ha richiamato l’attenzione quella signora incaricata dall’impresa municipale per la pulizia del piazzale, che una volta iniziata la Messa è entrata nella cappella lasciando ramazza e pala all’ingresso per partecipare alla funzione religiosa. Non ha avuto timore della sua uniforme da “spazzina” per osannare a Gesú… Chissá, forse il suo ramo benedicente era, in quel giorno e per tutta la vita, proprio quello strumento di lavoro che sventolava sul pavimento prima e dopo della Messa.

Mi piace pensare la Pasqua come l’evento della trasformazione delle nostre “ramazze” in segni di resurrezione e di gloria. Anche le nostre povertá possono diventare porte di accesso a un sognato cambiamento.

La Chiesa si compone proprio di questi cercatori del Risorto, uniti dalla stessa fede per togliere i pesanti macigni che non permettono di vedere nuove possibilitá e di fare esperienza della Nuova Vita. Tutti desideriamo un riscatto per vivere meglio, coscienti o no…

Carissimi auguri di Buona Pasqua!

 p. Saverio

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