Edison scende dal bus. Piove. Non indossa nè un giubbino nè un cappello. Parlare di ombrello neanche passa per la mente. Suona il campanello. Lilly non abbaia, intuisce che Edison non é pericoloso. Dall’altra parte del cancello Edison parla veloce, troppo veloce per me e capisco la metá di quello che dice. Lo faccio entrare inzuppato d’acqua. Si siede di fronte, dall’altra parte della scrivania. Continua a parlare e continuo a capire poco. Mi guarda con i suoi occhioni azzurri, colore assai raro qui in Ecuador, avrá la mia etá piú o meno. Sará per la faccia bagnata, sará per la faccia stanca, sará perché andare in giro sotto la pioggia senza niente per ripararsi… non mi sembra un tipo molto sveglio. Tra i moltissimi “gracias padrecito” e “disculpe la molestia” che intercalano il suo discorso riesco a intuire che é sposato, che ha tre bambine, che sua moglie é malata. La faccia di Edison mi é familiare, giá l’anno scorso era passato per la canonica peró non mi era rimasto particolarmente impresso o non lo avevo ascoltato con il rispetto che merita uno che adesso non teme la pioggia battente pur di dire quello che vuole dire. Mi pongo attento, lo obbligo a parlare piú lentamente. Ha tante cose da dire e vuole dirle tutte in un colpo solo e i discorsi continuano ad accavallarsi. “Mia moglie é paralizzata, ha una valvola nella testa se no muore. Io la amo e la ameró sempre. Tanti mi aiutano ma per certe visite non so come fare. I dottori dicono parole difficili, non capisco. So che sta male. A volte la valvola si blocca e perde sangue e io non so cosa fare. Corro in farmacia e il dottore, che é piú buono di quelli dell’ospedale, mi dice cosa devo fare e lei dopo sta un pó meglio”. Mi mostra un plico di ricette e visite, non vuole che lo pensi un bugiardo. “Padrecito, io lavoro sa. La mattina mi alzo presto, lavo mia moglie, preparo la colazione e il pranzo per le mie bambine. Do le medicine a mia moglie e mando le bambine a scuola e al collegio. Sono brave, hanno imparato ad arrangiarsi. Lavoro in cantiere, il capo mi vuole bene e mi aiuta e non mi fa mai fare gli straordinari perché sa che devo tornare a casa per stare con mia moglie. Torno a casa di corsa, preparo la cena, metto a posto la casa, le mie bambine fanno i compiti. Non le posso aiutare molto, io non ho studiato tanto. Lavo le loro uniformi del collegio, lavo i piatti, lavo mia moglie. A volte mi tocca uscire di nuovo per cercare qualche aiuto. Tutti mi vogliono bene. Le suore, quelli del quartiere, la direttrice della scuola, tutti mi aiutano”. Prende fiato. “É difficile. A volte mi stanco. A volte mi arrabbio perché mia moglie non sta bene. Peró dopo mi viene in mente che la amo, che voglio starle vicino, che lei farebbe lo stesso per me. E mi rimetto in marcia”. Prende fiato un’ altra volta. “Mi vergogno a domandare la caritá peró se non lo faccio non riesco a pagare le medicine. E penso che é per aiutare mia moglie e la vergogna va via e non sento la pioggia”. Mi guarda fisso. “No questa é una bugia. La pioggia la sento eccome, peró solo per di fuori. Dentro no. Dentro sento che devo dar da mangiare alle mie bambine, che devo mettere in ordine la casa, che devo aiutare mia moglie, che siamo una famiglia”.
Pascua vuol dire passaggio. Passaggio dalla schiavitú alla libertá, dalla morte alla vita. Mi sembra che Edison sia proprio un tipo pasquale. Da fuori la sua vita sembrerebbe un sepolcro ben chiuso, senza speranza e senza luce. Peró la semplicitá di un amore grande rende la sua vita una porta aperta e i suoi occhioni azzurri come una finestra verso il cielo che mi ricordano che sperare vuol dire anche far fatica e che il risorgere inizia con il non arrendersi.
Si avvicina la Settimana Santa. Che possano aprirsi le porte che ci lasciano chiusi nei nostri sepolcri. Il bello é che dopo Gesú altri ci sono riusciti, anche vicino a noi.
¡Hasta pronto!
P. Giovanni
P. Giovanni, son casos dificiles que Dios les pone enfrente….pero que Dios les conceda la gracia de la sabiduría para saber como actuar en cada caso.
Les deseo que en esta Semana Santa Dios siga renaciendo en sus corazones para que les infunda el amor para seguir trabajando por este pueblo del Ecuador.
Feliz Semana Santa!