In Ecuador la scuola pubblica per un bambino inizia a 5 anni; le classi generalmente sono formate da 40 bambini e se tra essi c’è qualche disabile non esistono figure di sostegno; ogni bambino deve avere la sua personale uniforme e prima di iniziare la scuola ogni alunno deve essere munito della sua personale lista di materiali da lasciare a scuola e che servirà per tutto l’anno: questa varia dalla carta igienica, ai quaderni fino ai libri che però, in parte, sono pagati dal governo.
Alcuni di questi dati vi possono aiutare a comprendere più da vicino la realtà di Tatiana e Sabrina due sorelline che quest’anno, assieme ai loro fratelli, abbiamo voluto inserire nel progetto C.A.E (Centro de Apoyo Escolar, una specie di dopo-scuola con la mensa). Allora, Tatiana ha 7 anni e Sabrina 9 e tutte e due sono in seconda elementare. Perché a quest’età sono ancora in seconda? La risposta me l’hanno data in questo primo mese di CAE (perché qui le scuole iniziano la prima settimana di settembre), quando mi sono accorta che venivano nel nostro centro a giorni alterni: se una veniva l’altra non c’era. Dato che la divisa scolastica costa 15 $, la mamma ne ha comperata solo una per le due sorelline che andavano quindi a scuola un giorno sì e uno no passandosi l’uniforme e così hanno perso e stanno perdendo molti giorni di scuola e le basi di apprendimento.
La cosa più strana di queste due bimbe che ho notato in questo mese è stato il fatto che loro due non avevano mai compiti per casa, investigando ho scoperto che i genitori non avevano ancora comperato loro il quaderno per la scuola e così, tra le assenze scolastiche e la mancanza dei loro materiali di lavoro, avevano iniziato l’anno scolastico male. Quando mi sono decisa di comperare loro i quaderni per iniziare fare i compiti, mi ha stupito il sorriso grande con cui mi hanno ringraziata, chiedendomi più volte se erano proprio per loro: tutte contente si sono messe a riempire le prime pagine.
La maggior parte dei 98 bambini del nostro centro vivono questa realtà, un po’ per il fatto che si è scelto di accogliere solo i bambini che passano il loro tempo dopo la scuola per le vie dei barrios giocando o mettendosi in situazioni pesanti per la loro età, e l’altro po’, che ha però un’incidenza più rilevante, per il fatto che le famiglie come quelle di Tatiana e Sabrina sono formate da 6-8 o più figli con genitori che partono all’alba da casa per andare a lavorare e tornano a notte inoltrata, prendendo se tutto va bene 260 $ al mese per coprire vitto, alloggio, e le varie spese scolastiche e mediche di tutta la famiglia.
Come parrocchia attraverso il gruppo CARITAS, quest’anno abbiamo volturo riformulare questo progetto CAE, per dare una risposta ancora più specifica ed efficace a tutti quei bambini dei nostri 56 barrios, che passano il loro tempo libero per la strada. La scelta non è stata solo quella di poter garantire a tutti questi bimbi un pasto caldo al giorno, o dar loro uno spazio fisico dove possano dimenticare le diverse violenze psicologiche o fisiche, ma di trovare figure educative significative che possano accompagnare i genitori a dare dei cambi nella loro vita soprattutto nella gestione delle relazioni e della gestione della propria ira personale, che spesso si trasforma in sopruso per i minori.
Proprio per questo motivo abbiamo trovato, come parrocchia, un gruppo di psicologi che stanno accompagnando, la formazione degli educatori del centro e dei bambini, con le loro famiglie. Posso dire che dopo un mese, ho già visto dei piccoli cambiamenti: dalla voglia che gli educatori hanno di comprendere come aiutare questi bambini, alla scelta da parte di alcuni genitori di iniziare un percorso terapeutico.
In educazione si sa che i processi di vero cambiamento hanno bisogno di anni, ma il vedere che per Tatiana e Sabrina il momento dei compiti è un momento che aspettano e vivono con premura e che i loro genitori come tanti altri hanno accettato un accompagnamento terapeutico non è poco.
Lorenza
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