Quito, 16 giugno 2012
Non mi piacciono molto gli addii, troppi sentimenti e uno rischia di piangere, mi piacerebbe dirvi qualcosa di saggio que lasci un’impronta nel cuore di chi ascolta peró devo scendere dalle nuvole e rendermi conto che il mio spagnolo non mi permette tanto…
Siccome il padre ha giá fatto l’omelia non posso neanche essere troppo lungo non mi piacerebbe vedervi cadere a terra e farsi male… sapete che il sangue é difficile da pulire…
E giá cosí ho bruciato alcuni minuti di tempo…
Ora sì, seriamente… Mi piacerebbe condividere con voi alcune parole semplici di un libro per bambini e per adulti che ancora sognano come bambini IL PICCOLO PRINCIPE:
Non si vede bene che col cuore. L’essenziale é invisibile agli occhi.
Tre anni fa non sapevo che significava “l’essere missionario”, cosa dovevo fare come missionario, che si aspettava la gente da me, se sarei riusciuto a imparare la lingua, adesso posso ammettere che siete buoni a capire quello che voglio esprimere, se mi sarei sentito a casa in questo piccolo pezzo di cielo.
Ho imparato a conoscermi un po’ meglio, ho imparato che la vita si vive adesso e qui con le persone che incontro e non ieri o domani, ho imparato che uno straniero che vive in canonica deve essere un sacerdote, ho imparato ad arrabbiarmi e a rendermi conto che l’unico che perdeva qualcosa ero io, ho imparato molte cose, alcune parolacce, che la frutta é buona, però si lo sapevo anche prima, ho imparato che se voglio essere cristiano non c’é orario d’ufficio ma tutto il tempo della mia vita, ho imparato ad ascoltare, poco é meglio che niente, continuo a essere logorroico a volte.
Quindi grazie degli occhiali che avete posizionato sul mio cuore, ora posso dire di vedere un poco meglio spero un domani non aver bisogno di occhiali per vedere con il cuore, per vedere l’essenziale della vita, i semi di speranza che nostro Padre Dio colloca ogni attimo nel mio cammino e nei vostri cammini. Grazie per essere esempio di fede nelle difficoltà giornaliere, per continuare a credere quando la ragione dice che non ha più senso farlo.
Negli addii é bene anche chiedere perdono oltre che ringraziare quindi chiedo scusa a tutti quelli a cui posso aver mancato di rispetto, gridando o facendogli fare brutta figura di fronte ad altre persone, una catechista ha detto “ é un fiammifero Nicola…” credo che mi possa descrivere bene, serio a volte troppo, irascibile solo a volte però, fiammifero nel senso di accendermi rapidamente al mino stimolo per poi spegnermi e dimenticarmi di chiedere scusa, chiedere perdono, lo faccio adesso perché chissá cosa ci aspetta domani, qui e ora é il momento migliore.
Condivido un’altro scritto il titolo é PER CHI SUONA LA CAMPANA riferendosi a che quando c’é un funerale generalmente le campane suonano con un suono che si riconosce e avvisa della morte di qualcuno nellaa cittadina:
Nessun uomo è un’isola, completo in se stesso; ogni uomo è un pezzo del continente, una parte del tutto. Se anche solo una nuvola venisse lavata via dal mare, il Mondo ne sarebbe diminuita, come se le mancasse un promontorio, come se venisse a mancare una dimora di amici tuoi, o la tua stessa casa. La morte di qualsiasi uomo mi sminuisce, perché io sono parte dell’umanità. E dunque non chiedere mai per chi suona la campana: suona per te.
Il sentirmi fratello fra fratelli uniti in una relazione che vá piú in là del sangue, uniti nell’Amore dello stesso Padre Dio. Sono legato a voi per un vincolo che non si riferisce solo ad appartenere alla razza umana ma apparteniamo alla stessa Famiglia Cristiana. Ora sono diviso fra due amori la mia terra d’origine e questo piccolo pezzo di cielo che ho imparato ad amare e mi rendo conto di non essere un’isola dopo averlo creduto per un buon tempo per difendermi , proteggermi dai sentimenti, grazie a voi posso capire meglio queste righe, adesso posso leggerle con il cuore e vedere che l’essenziale é amare la vita perché un dono gratuito di Dio.
Nicola Zerbetto